Il suo nome deriva da un’antica leggenda secondo la quale il poeta latino Virgilio – che nel medioevo era considerato anche un mago – nascose nelle segrete dell’edificio un uovo che mantenesse in piedi l’intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli.
Durante il XIV secolo, al tempo di Giovanna I, il castello subì ingenti danni a causa del crollo parziale dell’arco sul quale è poggiato e, per evitare che tra la popolazione si diffondesse il panico per le presunte future catastrofi che avrebbero colpito la città, la regina dovette giurare di aver sostituito l’uovo.
È il castello più antico della Città e sorge sull’isolotto di tufo di Megaride, lembo naturale del Monte Echia, sul quale i Cumani fondarono nel VIII secolo a.C. Parthenope, dal nome della sirena che – morta a causa dell’insensibilità di Ulisse alla magia del suo canto – il mare trasportò sul luogo dove sarebbe sorta la Città di Neapolis. In epoca romana, il patrizio Licinio Lucullo costruì sull’isolotto e sul Monte Echia un’enorme villa che si estendeva dalla collina di Pizzofalcone fino all’attuale Piazza Municipio. La proprietà, registrata come Castrum Lucullanum, possedeva un’importante biblioteca curata, successivamente, dai monaci basiliani che dalla fine del V secolo si stabilirono sull’isolotto e, adottando la regola benedettina, crearono un importante scriptorium. I monaci, nel X secolo, si ritirarono a Pizzofalcone, perché il complesso fu distrutto dai duchi napoletani al fine di evitare l’insediamento dei Saraceni. I normanni, a Napoli nel 1140, fecero di Castel dell’Ovo dimora del loro re Ruggero II, mentre nel 1222 diventa sede del tesoro reale grazie a Federico II, che fortificò anche la struttura facendo costruire la torre di Colleville, quella di Maestra e la torre di Mezzo. Sotto il re di Napoli Carlo d’Angiò il castello divenne residenza della famiglia reale, poiché i tesori regi furono spostati al Castel Nuovo (Maschio Angioino) ancora più fortificato. Durante l’occupazione spagnola e durante il regno borbonico il Castel dell’Ovo perse definitivamente la sua funzione di residenza reale e venne utilizzato sia come base militare – dalla quale gli spagnoli bombardarono la Città durante i moti di Masaniello – sia come prigione. Tra i prigionieri più celebri ricordiamo: Tommaso Campanella, recluso nel Castel dell’Ovo prima della condanna a morte, e successivamente alcuni giacobini, carbonari e liberali fra cui Francesco de Sanctis. Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, sull’isolotto sorsero diversi “Café Chantants“, tra i quali i celebri “Eldorado” e “Santa Lucia”, nei quali andavo in scena spettacoli di varietà con ballerine, cantanti e attrazioni nel pieno gusto francese della Belle Époque. La diffusione di questi locali notturni coincise con quella della canzone napoletana e nei Cafè siti nel borgo del Castel dell’Ovo sono passati personaggi celebri come Edoardo Scarfoglio, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo e Roberto Bracco. Sul lungomare di via Caracciolo e vicino all’ingresso per il bellissimo Castel dell’Ovo si trova uno dei posti più belli di Napoli, il Borgo Marinari. Superando il piccolo ponte e lasciando sulla sinistra il circolo della Vela si entra improvvisamente in mondo a parte che sembra uscito dalle vecchie foto di Alinari dell’800.
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